COMUNICATO

 

L’articolo a firma di Marta Silvestre ci offre la possibilità per esprimere alcune considerazioni sulle dichiarazioni raccolte, a seguito dell’approvazione della modifica all’art. 17 della L. r. 20/99 sull’introduzione dei criteri necessari per accedere ai finanziamenti da parte delle associazioni antiracket.
Una domanda iniziale fra tutte: che fine hanno fatto o che fine faranno i finanziamenti elargiti a quelle associazioni che sono state cancellate dagli albi della Prefettura per inattività o perchè non presentavano più i requisiti necessari al loro mantenimento?
La posizione dell’Associazione Asaec Antiestorsione Di Catania è da tempo chiara e lineare: recuperare lo spirito che animò le prime associazioni antiracket quali espressioni di imprenditori, commercianti ed artigiani che avendo combattuto contro il racket e l’usura, promuovono campagne di sensibilizzazione alla denuncia, accompagnando e sostenendo coloro che decidono di denunciare e liberarsi dalla morsa del pizzo. Sappiamo bene che con gli anni ed il fiume di denaro pubblico impiegato nei vari Pon sicurezza si è inquinato lo spirito originario volontaristico e gratuito, che ora vogliamo recuperare.
Così, lo scopo principale iniziale (sensibilizzazione ed accompagnamento alla denuncia) è arretrato rispetto a ben altre e più semplici attività culturali rivolte al fenomeno mafioso in generale.
Noi crediamo che ognuno debba avere ben chiaro il proprio obiettivo così da perseguirlo nel migliore dei modi ed, eventualmente, attingere a finanziamenti che supportino attività aderenti al proprio oggetto sociale o che siano conseguenti alla concreta attività svolta ed i risultati raggiunti.
Lo spirito della proposta avanzata lo scorso giugno 2017 – ed oggi diventata legge – è stato proprio questo: riportare un po’ d’ordine all’interno del movimento dell’associazionismo antiracket anche per una corretto utilizzo delle risorse pubbliche.
In soldoni: chi vuol fare “attività culturale” è libero di farla, ma richieda eventuali finanziamenti a fondi ad essa dedicati e non al fondo destinato alle associazioni antiracket.
D’altra parte la circolare del commissario prefettizio Cuttaia del 2017 parla chiaro, quando, riferendosi alle attività poste in essere dalle associazioni antiracket parla di “specifica capacità operativa nella delicata attività, con riferimento alla finalità principale perseguita, così come delineata nell’atto costitutivo quale requisito essenziale individuato dall’art. 1, comma 2, del D.M. n.220/2007″ ed ancora di “capacità di operare nel settore attraverso: la collaborazione con le Forze dell’Ordine, la costituzione di parte civile in almeno un procedimento penale, l’attività di sensibilizzazione delle vittime al ricorso alla denuncia degli autori dei reati e, infine, la promozione di campagne educative e di diffusione della cultura della legalità”, realizzandosi così una “azione coordinata di supporto alle vittime e alla società civile nel suo complesso, rafforzando il rapporto di fiducia del cittadino con le Istituzioni, fondamentale per garantire una efficace risposta alle legittime aspettative delle vittime”.
Dalle varie interviste che sono state riportate emerge un po’ di confusione non solo sul compito che debba avere un’associazione antiracket ma, ciò che sorprende di più, sulla presenza del fenomeno estorsivo nel territorio siciliano.
Sorpende, come sottolineato nell’articolo, la dichiarazione dell’associazione antiracket Gaetano Giordano di Gela, guidata da Renzo Caponnetti, che è anche referente della Fai Sicilia, Federazione italiana antiracket, una sigla sotto la quale si riuniscono diverse associazioni in quale dichiara che «a Gela il pizzo non esiste più», dimenticando la vasta operazione condotta proprio sul territorio gelese contro la “stidda” che controlla il territtorio anche attraverso il conclamato racket delle estorsioni (pag. 90 relazione DIA II semestre 2017).
Continueremo e promuoveremo un confronto con tutti, con l’obiettivo di ridare dignità ad un movimento fin troppo abusato.

AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA

http://meridionews.it/articolo/67961/nuove-regole-antiracket-le-associazioni-escluse-dai-fondi-da-addiopizzo-alle-fai-il-nostro-e-un-lavoro-piu-culturale/