Duro colpo alla mafia di Adrano. Clan Scalisi, 36 arresti

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Operazione della Squadra Mobile e del Commissariato di Adrano. TUTTI I NOMI.

ADRANO – Inchiodato uno dei più pericolosi clan del triangolo della morte. La Squadra Mobile di Catania e il Commissariato di Adrano ha sferrato un duro colpo al clan Scalisi, alleato storico dei Laudani di Catania. Sono 36 gli arresti eseguiti dalla polizia su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania per l’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, dei “reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, con l’aggravante di essere l’associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento seguito da incendio, con l’aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto dell’associazione di tipo mafioso denominata clan Scalisi e al fine di agevolarne le attività illecite”.VIDEO DEL BLITZ

Una lunga sequela di contestazioni quelle elencate nella prima ordinanza di custodia cautelare che gli uomini della Squadra Mobile di Catania e del Commissariato di Adrano hanno notificato questa mattina agli arrestati finiti in manette. Arrestati anche coloro che sono considerati i vertici dell’organizzazione criminale che semina il terrore nel territorio adranita. A partire da Pippo Scarvaglieri, ritenuto il capo operativo della cosca referente dei Mussi i Ficurinia.Fotografati gli affari illeciti della cosca di Adrano dal novembre 2014 al giugno 2016. (PIZZICATI GLI INCONTRI – VIDEO) Grazie anche ai diversi collaboratori di giustizia è stata ricostruita la gerarchia criminale della cosca adranita che vede ai vertici Giuseppe Scarvaglieri, attualmente detenuto al carcere di Sulmona in regime di alta sicurezza e che aveva sul territorio i suoi uomini più fidati come Giuseppe Mannino, Carmelo Scafidi, Pietro Severino, Pietro Maccarrone, Alfredo Mannino e Vincenzo Biondi (GUARDA IL VIDEO DEL BATTESIMO). “Scarvaglieri ci racconta un collaboratore di giustizia è considerato l’autorità suprema del gruppo”, racconta Antonio Salvago, capo della Squadra Mobile etnea. Il boss nonostante la detenzione riusciva a inviare direttive al clan. Le cimici della polizia registrano in diretta Alfredo Mannino mentre legge una lettera inviata da Scarvaglieri a uno dei tre indagati che risultano al momento irreperibili. Nella missiva indicava precise investiture e in particolare il ruolo al suo “figlioccio”, per gli inquirenti Pietro Maccarrone.

Un’altra figura di vertice è quella di Massimo Di Maria, esponente del gruppo di Paternò dei Laudani, che sarebbe in stretti rapporti con la cosca adranita.L’indagato è coinvolto nell’indagine sull’omicidio di Maurizio Maccarrone commesso ad Adrano il 14 novembre 2014.

Le indagini inoltre hanno permesso di cristallizzare gli accordi tra gli Scalisi e il clan Santangelo, che addirittura sarebbe diventato il fornitore di droga della famiglia oggi azzerata dall’operazione ‘Illegal Duty’.  “Uno scenario completamente nuovo”, evidenzia Salvago.  La malavita di Adrano sta vivendo un momento di forte fibrillazione anche in conseguenza delle pesanti defezioni che si sono registrati negli ultimi anni, quattro i pentiti che stanno raccontando nomi e affari della criminalità organizzata adranita alla magistratura. (GUARDA IL VIDEO SULLA SPARTIZIONE DEI SOLDI)

Il territorio di Adrano sarebbe stato sotto il controllo militare degli Scalisi. (ASCOLTA LE INTERCETTAZIONI) “Dalle intercettazioni emerge che i commercianti per poter vendere i loro prodotti ad Adrano o all’interno del mercato ortofrutticolo dovevano pagare un dazio”, commenta la pm Assunta Musella della Dda di Catania, che ha coordinato l’inchiesta insieme alla pm Alessandra Tasciotti. Mercato delle uova, della carne e anche della macerazione delle arance, questi i settori che sono emersi dalle attività investigative.

L’inchiesta ha ricostruito la carta delle estorsioni del clan. Sono 22 le estorsioni e le tentate estorsioni contestate agli indagati. Chi non pagava o si rifiutava di versare il pizzo era pesantemente minacciato. Davanti alle aziende erano poste delle bottiglie incendiarie (GUARDA IL VIDEO) che “servivano non solo per farsi pagare ma anche per chiedere somme maggiori”, spiega la pm Assunta Musella. Un dato che converge con le risultanze investigative e le rivelazioni dei collaboratori di giustizia. Nel corso delle indagini inoltre sono stati appurati episodi di incendi dolosi ai mezzo di un’attività commerciale. Anche questa risposta al rifiuto di cedere alle intimidazioni. “Ma va rivelato che non ci sono denunce da parte delle vittime”, evidenzia il Questore Giuseppe Gualtieri. “Quindi anche quando c’è resistenza a pagare però non ci si rivolge alle forze di polizia, non so che lettura va dato a questo dato”. “Di forte coltre di omertà” parlano gli investigatori e gli inquirenti. Al momento non risulta nessun indagato per favoreggiamento perché la Procura ha deciso prima di eseguire gli arresti. “E’ una nostra strategia affinché le vittime sapendo che gli indagati sono già in carcere si sentano più tutelati e quindi pronti a collaborare”, evidenzia il Procuratore Carmelo Zuccaro in conferenza stampa. Nel corso delle indagini sono stati sequestrate armi e anche droga.

LA RAPINA E LA FUCILATA. Non solo droga ed estorsioni ma anche rapine e furti anche ai danni di commercianti. In particolare il 14 dicembre 2014 un commando armato ha preso di mira un autocarro Iveco che percorreva una strada in territorio di Santa Maria di Licodia. Il gruppo di rapinatori hanno costretto il conducente  cinese di fermarsi e gli hanno intimato di consegnarli la somma di denaro che probabilmente sapevano avere in possesso. Il cinese ha in un primo momento rifiutato, come risposta i rapinatori hanno sparato un colpo di fucile ferendolo alla coscia sinistra. Il bottino è stato di 200 mila euro. Inoltre gli indagati sono accusati di un furto presso un deposito di slot-machine e si impossessavano di circa 36 mila euro di denaro in contanti, di 15 mila euro di assegni contenuti in due casseforti. Contestate, inoltre, tre furti in abitazione.

IL TENTATO OMICIDIO DI FRANCESCO COCO. La seconda misura cautelare riguarda il tentato omicidio di Francesco Coco (fatto di sangue mai denunciato) commesso l’estate del 2014. Le indagini hanno permesso di ricostruire la dinamica del tentato delitto identificando mandanti e autori materiali, Giuseppe Scarvaglieri avrebbe dato l’ordine mentre Alfredo Nulla e Alessio La Manna sarebbero stati i due che avrebbero sparato. Coco, al momento detenuto, è un elemento di “rango” del clan Scalisi.

TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI - Giuseppe Scarvaglieri detto “Pippu u zoppu” (già detenuto per altra causa), Pietro Maccarrone inteso “Fantozzi o Occhialino” (già detenuto per altra causa), Alfredo Mannino detto “u Caliaru”, Vincenzo Biondi inteso “Enzo Trevi”, Claudio Zermo alias “Ficaruni”, Salvatore Severino detto “u Cunigghiu”, Pietro Severino detto “u Trummutu” (già detenuto per altra causa), Salvatore Di Primo detto “Pisciavinu”, Biagio Mannino inteso “u Caliaru”, Alfredo Bulla soprannominato “a Zotta”, Alessio La Manna, Massimo Merlo (già detenuto per altra causa), Roberto Alongi, Antonino Furnari detto “Ogghiu Vecchiu”, Agatino Leanza, Antonino Leanza soprannominato “Pasticcino”, Carmelo Scafidi detto “Testa Rossa” (già detenuto per altra causa), Nicola Santangelo inteso “Cola a niura), Agatino Perni, Giuseppe Maccarrone, Pietro Castro, Vincenzo Valastro alias “Giraffa o Enzu u lungu”, Vincenzo Pellegriti, Salvatore Scafidi inteso “Testa rossa”, Sebastiano Salicola detto “Sebi”, Giuseppe Sinatra (già detenuto per altra causa), Angelo Bulla detto “a Zotta”, Giuliano Mauro Salamone già Giuliano Mauro Raciti soprannominato “L’indianu”, Angelo Calamato, Pietro Giuseppe Lucifora detto “pietro Diecimila”, Alfio Lo Curlo detto “u Patataru”, Maurizio Amendolia, Alfredo Pinzone, Massimo Di Maria (già detenuto per altra causa) ed Emanuel Bua.

LE 22 ESTORSIONI CONTESTATE: 

1) Estorsione in pregiudizio del titolare di un esercizio commerciale di oggettistica e articoli casalinghi ubicato ad Adrano, costretto a versare una somma periodica a titolo di cd. “pizzo” pari a circa 300 euro al mese.

2) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di un esercizio commerciale per la vendita di generi alimentari ubicato ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, segnatamente per il rifiuto opposto dalla vittima.

3) Estorsione in pregiudizio del titolare di un esercizio commerciale di articoli sportivi ubicato ad Adrano, in particolare posizionando di fronte al predetto locale una bottiglia incendiaria a scopo intimidatorio, lo costringevano a consegnare gratuitamente tute sportive a titolo di cd. “pizzo”.

4) Estorsione in pregiudizio del titolare di un esercizio commerciale di profumeria e pelletteria ubicato ad Adrano, costretto al versamento di una somma di denaro a titolo di cd. “pizzo” pari a circa 150 euro al mese, poi ridotta a circa 100 euro.

5) Tentata estorsione in pregiudizio dei titolari di un bar ubicato ad Adrano nei cui confronti compivano atti idonei a costringerli al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, segnatamente per il rifiuto opposto dalle vittime.

6) Tentata estorsione in pregiudizio dei titolari di un vivaio ubicato ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerli al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, segnatamente per il rifiuto opposto dalle vittime.

7) Estorsione in pregiudizio del titolare di una panineria ubicata ad Adrano, costretto al versamento di una somma di denaro a titolo di cd. “pizzo” pari a circa 100 euro al mese nonchè a consegnare merce senza pagare il corrispettivo dovuto.

8) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di una panineria ubicata ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, e segnatamente per il rifiuto opposto dalla vittima.

9) Estorsione in pregiudizio del titolare dell’esercizio commerciale di casalinghi, cristallerie e vasellame ubicato ad Adrano, costretto a consegnare merce senza pagare a titolo di cd. “pizzo”.

10) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di una stazione di servizio con annesso bar/ristorante ubicato ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, segnatamente per il rifiuto opposto dalla vittima.

11) Estorsione in pregiudizio dei titolari della ditta per la vendita di materiale edile ubicata ad Adrano, costretti al versamento di una somma di denaro a titolo di cd. “pizzo” pari a circa 500 euro al mese.

12) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di un’azienda di lavorazione di prodotti ortofrutticoli ubicata ad Adrano, in particolare appiccando il fuoco agli automezzi della ditta predetta, compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, segnatamente per il rifiuto opposto dalla vittima.

13) Estorsione in pregiudizio del titolare di un chiosco ubicato ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo” pari inizialmente a 300 euro al mese, successivamente ridotta a circa 200 euro al mese.

14) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare di una cava ubicata ad Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei a costringerli al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà, segnatamente per il rifiuto opposto dalla vittima.

15) Estorsione in pregiudizio del titolare di una ditta per la commercializzazione di uova ubicata a Paternò, costretto dapprima a non esercitare la propria attività di commercializzazione all’ingrosso di uova in Adrano, di fatto estromettendolo dal mercato locale a vantaggio di Maurizio Amendolia, e successivamente lo costringevano a versare una percentuale sulle vendite quale indebito corrispettivo per il recupero di una fetta di mercato pari a circa il 40%.

16) Estorsione in pregiudizio del titolare di una ditta di vendita di materiale per l’agricoltura ubicata ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo” pari a circa 1.000 euro ogni sei mesi.

17) Estorsione in pregiudizio del titolare di una pasticceria ubicata ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”.

18) Estorsione in pregiudizio del titolare di un esercizio commerciale per la vendita di surgelati e gelati ubicato ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo” pari inizialmente a 200 euro al mese, successivamente ridotta a 100 euro al mese.

19) Estorsione in pregiudizio del titolare di un negozio di scarpe ubicato ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo” pari a circa 100 euro al mese.

20) Estorsione in pregiudizio del titolare di un esercizio commerciale di vendita di prodotti ortofrutticoli ubicato ad Adrano, costretto al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo” pari a circa 100 euro al mese.

21) Tentata estorsione in pregiudizio del titolare della ditta di piante e fiori ubicata, in particolare collocando di fronte all’esercizio commerciale predetto una bottiglia in plastica contenente liquido infiammabile, compivano atti idonei a costringerlo al versamento di una somma periodica a titolo di cd. “pizzo”, non riuscendo nell’intento per causa indipendente dalla propria volontà.

22) Estorsione in pregiudizio di un imprenditore edile, con ditta ubicata ad Adrano, costretto ad effettuare gratuitamente lavori di ristrutturazione presso l’immobile di proprietà di Pietro Maccarrone per compensare il debito di 10.000 euro del Castorina nei confronti di Angelo Bulla.

(Martedì 11 Luglio 2017 – 07:35)