Il documento che avremmo voluto leggere per esteso al convegno “Il fenomeno estortivo in provincia di Catania” del 28 Marzo 2015

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Gentile Prefetto Romano, gentili ospiti,
ringraziando per l’invito sono qui in rappresentanza dell’ASAEC per esternare lo stupore mio e di tutti i nostri associati.

Il report commissionato a Catania per affrontare l’argomento dell’estorsione a Catania dimentica L’Associazione Anti Estorsione di Catania nata nel 1991, molto prima di tutte le altre, subito dopo i fatti di Capo d’Orlando.

Il report di 137 pagine intervista le persone e raccoglie le notizie dal 2000 in poi. E prima?

Prima: dal 1991 al 2000 c’era, non solo a Catania, una unica e sola associazione: l’ASAEC.

Nel 1999 viene approvata la legge regionale n°20 e la Regione Siciliana decide di distribuire soldi alle associazioni; fu così che abbiamo assistito ad una abnorme nascita di associazioni.

Anche in quella occasione non abbiamo esitato a contestare tale ingiustificata decisione.

Gli imprenditori associati di un’associazione come la nostra non dovrebbero aver bisogno di essere mantenuti.

Ma torniamo al report.

Nessun socio ASAEC viene contattato dai tre Professori incaricati per svolgere questo costoso lavoro.
Chiunque, dovendo partire dall’anno zero delle associazioni antiracket catanesi, avrebbe dovuto ascoltare il contributo di chi è stato per quasi un decennio singolo attore in campo.

Abbiamo dato uno sguardo ai curricula dei redattori del report e, esclusa una modesta pertinenza nel campo dell’antimafia della dottoressa Palidda, i tre Professori ci sono sembrati essere molto competenti sugli argomenti relativi al lavoro ed alle tematiche ad esso riferite.
Ben poca competenza, a dire il vero, appare per il controverso mondo dell’antimafia.

Un lavoro di ben 137 pagine che raccoglie informazioni parziali non può essere oggettivamente preso in considerazione.

Il suddetto report contiene molte inesattezze dovute probabilmente alla mancata conoscenza della realtà criminale a Catania e soprattutto alla mancata conoscenza dell’unica attività antimafia svolta a Catania, dal 1991 in poi.

I Professori non consultano neanche internet dove l’ASAEC mantiene da anni un posto in prima fila per la produzione di documentazione qualificata sulla materia.

Pur non di meno come nei libri gialli, il colpo di scena arriva nelle ultime pagine quando ci accorgiamo che non si è trattato di semplice ignoranza della storia e dei fatti accaduti a Catania nei primi anni ’90.

Ci siamo sorpresi ancora di più nel leggere finalmente il nome dell’ASAEC.

Allora abbiamo capito che non era stata una dimenticanza. Ma una vera e propria volontà di escludere l’ASAEC dal report…….

Per di più le notizie riferite all’ASAEC sono frutto dell’immaginazione o del sentito dire perché ribadisco non sono uscite dalla nostra bocca, dato che nessuno ci ha interpellati.

Le sparute notizie sull’ASAEC sono false: due per tutte.

Non è vero che i soci erano tutti iscritti alla Confesercenti.

Non è vero che alcuni soci sono andati via dall’ASAEC perché non condividevano la linea adottata dall’associazione.

E’ vero esattamente il contrario. Questi signori sono stati invitati a lasciare l’associazione, per fatti che non sto qui a raccontare, ed hanno fondato altre associazioni.

Si è vero che la nostra associazione è stata fondata da imprenditori e professionisti che, “gratuitamente” e “volontariamente” hanno dedicato il loro tempo e le loro competenze alle vittime di estorsione e di usura.

Tanto è vero che non esistono altre associazioni capaci di vantare il nostro numero di costituzioni di parte civile.

L’ASAEC si è data il compito di fare assistenza alle vittime ma anche cultura antimafia.

L’ASAEC è l’unica associazione che da molti anni ormai si fa carico di denunciare le leggi ingiuste, le connessioni criminali tra le Istituzioni e l’imprenditoria, l’utilizzo improprio dei beni confiscati, l’abominevole destinazione di risorse alle associazioni e il corrispondente depauperamento delle risorse alle Forze dell’Ordine ed alla Magistratura, di diffondere la cultura della legalità non soltanto nelle scuole ma anche attraverso i mezzi d’informazione e organizzando convegni di alto contenuto sociale e culturale.

Con questo report si è cancellato in un sol colpo il gratuito e costante impegno di noi tutti.
Un cattivo consigliere forse suggerirebbe che tale comportamento rientra in un più complesso quadro che ci vorrebbe emarginare sol perchè abbiamo più volte denunciato l’utilizzo sconsiderato di enormi risorse pubbliche, con attribuzioni di incarichi senza regole nè merito.
Ma preferiamo non pensare che quello che abbiamo definito essere “
il controverso mondo dell’antimafia” possa assumere atteggiamenti e comportamenti che sono invece quelli che da sempre combattiamo senza fare sconti ad alcuno.

Preferiamo pensare solamente ad una smisurata svista da parte di chi ha ricevuto l’incarico di redigere il report e rimaniamo in attesa di tutte le misure atte a rimediare a tale carenza.