Il Prefetto di Catania rifiuta il premio di Corrado Labisi

Da qualche tempo prolificano “premi” e manifestazioni sedicenti antimafia, promossi da personaggi che la mafia, quella vera, la conoscono bene e, secondo i carabinieri, la frequentano anche. Il Prefetto di Catania Maria Guia Federico non c’è cascata. E tutte le altre “autorità” che il “premio” lo hanno ancora in casa?

La notizia dell’ennesimo “premio” assegnato dall’infaticabile sedicente “avvocato” Corrado Labisi  aveva fatto il giro delle maggiori testate on line e con il suggello della pubblicazione sul quotidiano La Sicilia, con tanto di foto in evidenza.

Stavolta a fare da prestigiosissimo “testimonial” dell’”impegno antimafia” del signor Labisi era niente meno che Sua Eccellenza il prefetto di Catania Maria Guia Federico.

prefetto rifiuta premio livatino

La foto con pergamena e stretta di mano è bella, non c’è che dire.

Ma evidentemente stavolta qualcosa è andato storto al signor Labisi.

Appena due giorni dopo è lo stesso quotidiano La Sicilia a pubblicare in evidenza una nota al vetriolo

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Leggendo tra le righe si comprende bene che evidentemente lo staff del prefetto sarebbe stato tratto in inganno circa la natura di un semplice incontro di cortesia e proprio quella foto e la sua trionfale pubblicazione deve aver insospettito qualcuno che avrà certamente svolto opportuni accertamenti.

Chi era quel singolare signore dalla strana capigliatura presentato come avvocato?

Lo staff avrà intanto scoperto che di questo “avvocato” non c’è traccia in nessun albo professionale.

Sarà anche entrato in possesso, lo staff, delle relazioni ed intercettazioni dei ROS dei Carabinieri che evidenziano gli stretti rapporti intercorsi tra Corrado Labisi e il boss attualmente detenuto Giorgio Cannizzaro, esponente di spicco della cosca Santapaola e parente diretto di Nitto.

Probabilmente avranno anche considerato il fatto che persino la Massoneria ufficiale aveva dovuto sospendere dall’associazione l’intraprendente soggetto con tutta la sua Gran Loggia del Sud.

E magari sarà stata anche letta la sentenza del giudice del Tribunale di Catania che ha ci ha assolto dalle querele di Labisi semplicemente perché abbiamo raccontato cose assolutamente vere. Come sempre.

Insomma, abbastanza per far saltare sulla sedia Sua Eccellenza che, immaginiamo sconcerto ed imbarazzo, non ci ha pensato un attimo a rendere pubblica l’incresciosa vicenda, sperando che possa servire da monito a chi, rappresentando alte cariche istituzionali, magari per amore di una cena ed una pergamena con foto, non esita a divenire strumento di millanterie e fors’anche qualcosa di più grave.

(Pierluigi Di Rosa – SudPress, 25 Novembre 2015)