Quanti pupi di pezza e pupari dovranno essere arrestati prima che Catania si rialzi?

La città sprofonda sempre più in basso. Al dissesto finanziario si accompagna un dissesto morale e civile sempre più evidente.
La recente operazione giudiziaria, che ha coinvolto professionisti illustri presenti, tra l’altro, all’interno di consigli di amministrazione di enti pubblici e privati, ha fatto emergere un sistema sostanzialmente volto alla commissione di reati tendenti all’elusione della legge ed al guadagno illecito.
Precedenti inchieste – prima fra tutte l’operazione “Gorgone” – hanno evidenziato un perverso e strutturato intreccio tra mafia e pubblica amministrazione fino a spingere il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro a pronunciare parole forti e dirompenti, rivolgendo un appello a tutti gli amministratori che non sono collusi con la mafia: “Non siate conniventi, cercate di essere più attenti nel controllo di legalità del vostro territorio”.
Ecco il punto: fin quando, innanzi ingiustizie ed illiceità, faremo finta di nulla, volteremo il capo; fin quando non faremo dell’onestà, della correttezza e del rispetto dell’altro le nostre regole di vita da applicare in ogni campo del nostro agire, allora saremo destinati al degrado ed all’arretratezza.
Le città sono comunità fatte di uomini e donne che ne determinano la propria sorte, si abbandonino divisioni politiche, pregiudizi ideologici, invidie, personalismi che non producono altro che dissesti ed incapacità di risolvere problemi.
Non possiamo delegare, e se lo facessimo ci macchieremmo di ignavia, alla decisa e instancabile azione della magistratura catanese e delle forze dell’ordine, il compito di reprimere malaffare e corruzione, perché questo rappresenterebbe solo un argine, certamente importante, ma sia pur un argine destinato inevitabilmente a cedere.
Ed allora, l’unica strada da intraprendere, andando oltre il dolore urlato e le provocazioni lanciate, crediamo sia un deciso e determinato ri-scatto, un nuovo “patto per Catania”, facendo appello alle migliori risorse civili, sociali ed intellettuali affinché tutti insieme si trovi un moto di orgoglio per una ferma e decisa inversione di rotta.

AS.A.E.C. ASSOCIAZIONE ANTIESTORSIONE DI CATANIA

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COMUNICATO

L’associazione Asaec Antiestorsione di Catania esprime solidarietà alla giornalista Fabiola Foti per l’intollerabile gesto intimidatorio.
Proprio il 14 dicembre u.s. organizzammo un incontro su “Giornalisti in terre di mafia” e di quanto, nel ricercare e raccontare la verità, fosse difficile svolgere questa importante professione.

https://lurlo.news/devo-stare-zitta/

L’Antiestorsione di Catania nel nome di Libero Grassi

Ventisette anni fa, all’indomani dell’uccisione dell’imprenditore palermitano Libero Grassi brutalmente assassinato dalla mafia nell’agosto del 1991, un gruppo di cittadini, donne e uomini, imprenditori, commercianti, artigiani e liberi professionisti catanesi, dopo aver letto di esperienze simili sorte a Capo D’Orlando,  hanno deciso di riunirsi ed insieme ribellarsi al condizionamento mafioso perpetrato attraverso la morsa dell’estorsione e dell’usura.
Nasce così l’AS.A.E.C. associazione antiestorsione di Catania, la seconda associazione nata in Sicilia ed in Italia, intitolata alla memoria dell’imprenditore catanese e palermitano di adozione.
Nasce avendo, fin da subito, in mente quale dovesse essere il modello ed il metodo di associazionismo antiracket ed usura: un luogo dove, cittadini ma anche imprenditori e commercianti, che avessero vissuto vicende estorsive, potessero offrire sostegno e conforto nei confronti di coloro che – a loro volta -avessero deciso di intraprendere un percorso di emancipazione rispetto la morsa dell’estorsione; dove l’accompagnamento di un imprenditore verso la denuncia e per tutto l’iter processuale rimasse uno dei requisiti fondamentali;  dove il contributo svolto dai soci e dai loro dirigenti, fosse fondato sui principi inscindibili ed inviolabili di volontariato e gratuità.
Un modello che abbiamo sempre cercato di mantenere vivo difendendolo e promuovendolo ad ogni occasione, resistendo agli attacchi di un’antimafia di facciata, dei premi, delle coppe, affarista, tronfia di proclami retorici, ubbidiente ed addomesticata, sottomessa alle benevolenze di molti e strenua difenditrice della necessità di attingere a finanziamenti pubblici nelle cui maglie hanno potuto proliferare tornacontismi personali ed economici.
Oggi c’è molto lavoro da fare, le denunce sono in calo e questo impone una seria riflessione sulla reale efficacia dell’azione antiracket.
È l’intero movimento antiracket che necessità un profondo ripensamento.
I recenti fatti giudiziari che hanno coinvolto associazioni antiracket hanno minato fortemente la credibilità e la dignità di chi crede in questa forma di associazionismo, ma dall’altro, questo ha rappresentato un deciso segnale delle istituzioni che sono in grado di predisporre meccanismi utili ad espellere corpi malati per garantire e mantenere quella fiducia che permette al cittadino di affidarsi e di credere ancora nello Stato.
La questione di fondo sulla quale ci siamo soffermati è: quale modello attribuire all’associazionismo antiracket ed antiusura oggi in Italia?
Per questo stiamo cercando di riproporre proprio quel modello originario grazie al quale abbiamo sviluppato il nostro percorso così da riaffermare la primaria funzione di antimafia di strada, volontaria e gratuita.
In quest’ottica, ben consapevoli dell’uso distorto nell’utilizzo dei fondi pubblici destinati alle associazioni antiracket e dell’inutilità di questi finanziamenti che, piuttosto, sarebbero più utili se indirizzati alle forze dell’ordine o direttamente alle stesse vittime attraverso il potenziamento degli sportelli delle Prefetture, siamo partiti dalla proposizione di un ddl regionale di modifica all’art. 17 della legge regionale siciliana 20/99 – diventato legge a luglio 2018 – che ha ristretto di molto i criteri attraverso i quali le associazioni antiracket possano eventualmente richiedere finanziamenti.
A livello nazionale si impone una ragionata revisione dei cardini legislativi fondanti del sostegno alle vittime del racket e dell’usura relativamente alle leggi 44/1999 e della 108/96 e della 512/99.
Ma soprattutto è necessario rivedere i decreti ministeriali che stabiliscono i criteri che consentono alle associazioni antiracket ed usura l’iscrizione ed il mantenimento nell’albo della prefettura, oggi potrebbe contribuire ad invertire la rotta, conducendo verso un associazionismo più ancorato alla sua originaria funzione di sostegno e conforto alle vittime.
Ma tanti altri sono gli appuntamenti di prossima scadenza e sui quali è bene porre l’attenzione per cercare di innescare il cambio di rotta; innanzitutto la nomina del nuovo Commissario Nazionale per il Coordinamento delle iniziative Antiracket ed Antiusura in scadenza e del relativo Comitato di Solidarietà.
Un rinnovo che potrebbe essere l’occasione anche per modificare i criteri – individuati attualmente dall’ultimo decreto del Ministero degli Interni del 31 maggio 2016 – attraverso i quali scegliere i tre componenti rappresentanti del mondo associativo da tempo ormai esclusivo appannaggio delle associazioni ed organizzazioni antiracket e antiusura di rilevanza nazionale quali la Federazione Antiracket Italiana F.A.I., S.O.S. Impresa e la Consulta Nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II” Onlus.
Ed ancora, a livello regionale, il costituendo “Forum permanente contro la mafia
la criminalità organizzata”, un nuovo organismo istituzionale che potrà essere luogo nel quale le istanze civiche di lotta al fenomeno mafioso  potranno essere sostenute con più forza.
Infine, dobbiamo, sostenere le azioni della magistratura e delle forze dell’ordine attraverso una grande opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, recuperando i rapporti con quegli imprenditori, commercianti ed artigiani che giornalmente combattono in silenzio la criminalità organizzata.
Se non riusciremo a fare tutto questo, se non riusciremo ad essere uniti verso un unico obiettivo, faremo un favore alle mafie, ed alla mafia dell’antimafia.

http://mafie.blogautore.repubblica.it/2019/02/04/2731/

”Lontano da qui”

Stamattina il primo di una serie di iniziative che vedrà protagonista una IV classe del liceo Spedalieri di Catania sul tema della cittadinanza attiva.
Oggi abbiamo iniziato con un gioco, post-it sui quali i ragazzi hanno risposto alle seguenti domande: cosa vi piace della vostra città? cosa non vi piace e che cosa fareste per modificare ciò che non vi piace? come vi immaginate il vostro futuro?
Le risposte, soprattutto all’ultima, sono state sorprendenti ed amare.

https://www.futurapress.it/2019/02/02/lontano-da-qui-lamaro-futuro-immaginato-dagli-studenti-catanesi-sui-post-it-dellasaec/?fbclid=IwAR0CN9xBm-Bvljlbus-_2KnmmljJFlei839U5-MuepxxSPxoqo8AnE4z_6A

“Paolo n’avi assai”

Abbiamo ospitato Paolo appena un mese fa, nel corso di un incontro dibattito sulla violenza mafiosa esercitata sui giornalisti che raccontano le mafie. Oggi apprendiamo dell’ennesimo vile atto intimidatorio. Siamo uniti ed a fianco di Paolo Borrometi!

https://www.laspia.it/picca-nai-no-paolo-navi-assai/?fbclid=IwAR2LMJ3ypJ4HNmMoKmjfefEDJlJQTE2xkCKEq59ExcEhnsWpQ7DUINbsGAg

IL ”SISTEMA SIRACUSA”

Era il 23 febbraio 2018 quando organizzammo un incontro a Catania sul “sistema Siracusa”.
Un modello collusivo – corruttivo quale strumento per accordi affaristici conclusi non più attraverso l’intimidazione ma con un patto dal quale ciascuno traesse la propria convenienza.
Oggi parrebbe essere sbarcato anche a Catania.
Come Associazione Asaec Antiestorsione Di Catania continueremo ad assolvere al nostro compito di denuncia.

 

https://www.lasicilia.it/news/catania/216223/sentenze-vendute-indagato-il-giudice-del-tar-di-catania-dauno-trebastoni.html?fbclid=IwAR1uKUWFjEtqHVNuYkxWzjQu87zkcah6tsPu0BRlKGmbgDmawSPPI4Tfw9I

COMUNICATO

Appena conclusosi l’incontro in prefettura tra una delegazione dell’associazione Asaec Antiestorsione di Catania ed il Prefetto di Catania Claudio Sammartino. Tanti i temi trattati e le criticità individuate e da risolvere.

COMUNICATO

Un brevissimo resoconto dell’audizione del 15 gennaio 2019 in commissione antimafia regionale: “… è stata l’occasione non soltanto per riportare le nostre denunce dentro questo palazzo, ma anche per fornire un elenco di nominativi di nostri soci disposti a testimoniare la loro esperienza, ma anche i punti critici rispetto al fenomeno della mafia rurale.

 

https://meridionews.it/articolo/73457/mafia-rurale-allars-la-denuncia-dellantiracket-sulletna-pascoli-abusivi-per-occupare-le-terre/?fbclid=IwAR02i4lj0Mn0dlCp8cSV7tmxnEImivMqymtNUz1FdoSLOz7gQwqaOfc6DPk

COMUNICATO

Le associzioni AS.A.E.C. (Antiestorsione di Catania) e A.I.A.B. (Associzione Italiana Agricoltura Biologica sezione Sicilia) sostengono e sono solidali con il sindaco di Troina Fabio Venezia.
Da tempo si denuncia – a tutti i livelli istituzionali – il grande e complesso fenomeno della “Mafia Rurale” che impedisce un corretto sviluppo delle dinamiche economiche e sociali, comprimendo la libertà di molti giovani imprenditori agricoli.
A tal proposito il 23 agosto u.s. l’ Asaec Antiestorsione Di Catania ha depositato un esposto circostanziato alla Procura della Repubblica di Catania ed il 15 gennaio sarà audita in commissione antimafia regionale anche su questo tema.
Non ci fermiamo e lottiamo per una terra libera!

 

https://meridionews.it/articolo/73118/nebrodi-la-denuncia-del-sindaco-sotto-scorta-qui-ce-in-corso-un-nuovo-attacco-allo-stato/?fbclid=IwAR0pfvI_-rR1sFXQTxuni4Es_dg5QlIE6Udgmv3__towuzBbx5quCnyRXJ8

COMUNICATO

Solidarietà alla redazione di Meridionews ed ai giornalisti per le loro coraggiose inchieste.

https://catania.meridionews.it/articolo/73156/lappello-di-meridionews-al-neomelodico-niko-pandetta-impari-il-nostro-nome-e-ci-aiuti-a-trovare-il-bombolaio/?fbclid=IwAR2Fzbi15PdN3wpgTGlTXLl-BR1f2G7BMYeFfS_Q_N9cO7j3GGWA3CO-mbo