Lotta al racket report e polemiche

report e polemiche

I rappresentanti dell’Asaec Libero Grassi polemizzano con i docenti che hanno approntato il report sulla situazione delle estorsioni in città e danno la loro chiave di lettura sul clamoroso calo delle denunce.

 

Il report della discordia. Potremmo definire in tal modo il lavoro presentato la scorsa settimana, alle Ciminiere, nel corso di un incontro organizzato dal commissario della Provincia di Catania, prefetto Giuseppe Romano. Un report approntato da tre docenti dell’Ateneo cittadino ed avente per titolo «Il fenomeno estorsivo nella provincia di Catania».
Ebbene, risultati e contenuti di tale lavoro non sono stati ritenuti condivisibili da parte della platea, a cominciare dai rappresentanti dell’Associazione antiestorsione di Catania (Asaec), intitolata a Libero Grassi, che hanno inviato una lunga nota, a firma del presidente Giovanni Bonanno, prendendo spunto da quanto riferito e discusso nel corso dell’appuntamento delle Ciminiere.

Il documento che avremmo voluto leggere per esteso al convegno “Il fenomeno estortivo in provincia di Catania” del 28 Marzo 2015

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Gentile Prefetto Romano, gentili ospiti,
ringraziando per l’invito sono qui in rappresentanza dell’ASAEC per esternare lo stupore mio e di tutti i nostri associati.

Il report commissionato a Catania per affrontare l’argomento dell’estorsione a Catania dimentica L’Associazione Anti Estorsione di Catania nata nel 1991, molto prima di tutte le altre, subito dopo i fatti di Capo d’Orlando.

Il report di 137 pagine intervista le persone e raccoglie le notizie dal 2000 in poi. E prima?

Prima: dal 1991 al 2000 c’era, non solo a Catania, una unica e sola associazione: l’ASAEC.

Lettera al Prefetto Romano

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Gentile Prefetto Romano,

l’ASAEC associazione antiestorsione “Libero Grassi” di Catania, associazione che Lei conosce da quando era Prefetto di Catania, periodo che ricordiamo con piacere poichè ci aiutò a crescere ed affermarci, dandoci il giusto supporto affinché la nostra associazione riuscisse ad essere aiuto concreto contro chi era vessato da estorsori ed usurai, ma anche contro qualsivoglia ingiustizia perpetrata nei confronti dei più deboli.

Cito una frase che Lei scrisse in una nostra pubblicazione: “L’imprenditore, ma anche i cittadini, per onorare se stessi, per tutelare la propria dignità e per salvaguardare la propria libertà, devono rompere con fermezza la cultura del silenzio”

La Sicilia Agen 20 marzo 2015

(la sicilia, 20 marzo 2015)

“LA VERITÀ ILLUMINA LA GIUSTIZIA” – BOLOGNA, 21 MARZO 2015.

libera 21 marzo 2015

“La verità illumina la giustizia”, questo lo slogan scelto per XX Giornata delle memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Libera per la XX edizione ha scelto l’Emilia Romagna, ha scelto Bologna.

La Giornata della Memoria e dell’Impegno ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie. Circa 900 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perchè, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.

DON CIOTTI E QUEL TINTINNIO D’ANTIMAFIA

donciotti

Mi pare di cogliere, e poi non sono in grado di dire assolutamente altro, che fra pochi giorni avremo altre belle sorprese, che sono in arrivo, che ci fanno soffrire. Perché riguardano personaggi che hanno sempre riempito la bocca di legalità, di antimafia.

Caro Don Ciotti, davvero l’hai detto? Davvero tu – coraggioso prete veneto, campione dell’impegno che si cucina in strada e fondatore di ‘Libera – hai parlato così, utilizzando il canone siciliano del ‘dire per non dire’, cioè dell’alludere a qualcosa, con parole che non svelano, che indicano un orizzonte di nebbie, in attesa del colpo di scena?

L’ANTIMAFIA CHE HA TRADITO SE STESSA

C’era una volta l’antimafia delle belle bandiere, della speranza e della gratuità. Male bocche che chiedevano verità sono state chiuse, cucite col filo di ferro. Ed è nata l‘altra antimafia, con i suoi tradimenti e le sue finzioni.

Boccacucita

Le bocche che avevano fame di verità sono state cucite col filo di ferro. La bella antimafia è diventata contraffazione di sé, ornamento di casta, il morso che segue l’appetito di soldi e poltrone. Ecco l’impostura che si rivela nella sua crudezza, ecco la finzione che ha preso il sopravvento sulla genuinità di una speranza.

ANTIMAFIA DI CONVENIENZA

claudio risicato

Quei 13 milioni di euro del Pon Sicurezza su cui sta indagando la Corte dei Conti, finalmente dopo gli ultimi scandali siciliani, anche la commissione Nazionale Antimafia incomincia a nutrire seri dubbi sull’attività antimafia che certe organizzazioni ed associazioni antiracket pongono in essere in Sicilia.
Per amor del vero, certi sinistri segnali in passato si erano registrati in Calabria e in Campania. Infatti, la Corte dei Conti di Napoli sta indagando su un corposo trasferimento di fondi pubblici, oltre 13 milioni di euro del PON Sicurezza, a favore di un gruppo ristretto di associazioni antiracket in violazione di precise norme di legge. Se venissero provate le accuse, potremmo parlare di mercificazione dell’attività contro il pizzo, di carriere politiche, di merce di scambio per consulenze, etc…

L’ANTIMAFIA DOCILE E OSCURANTISTA

attilio bolzoni

Da quando esiste — una cinquantina d’anni ufficialmente — non è mai stata così ubbidiente, cerimoniosa e attratta dal potere. Più attenta all’estetica che all’etica, l’Antimafia sta attraversando la sua epoca più oscurantista. Proclami, icone, pennacchi, commemorazioni solenni e tanti, tanti soldi.

C’è un’Antimafia finta che fa solo affari e poi c’è anche un’Antimafia ammaestrata.

ROBERTO HERG IL PALADINO DELL’ANTIRACKET IN MANETTE

Roberto Helg Il paladino dell’antiracket in manette